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<i>OMAGGIO!</i>
Lo scrittore Mario Biondi
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OMAGGIO!

I RACCONTI DELLO SCRITTORE
MARIO BIONDI

©
Divieto di riproduzione integrale
e obbligo di citazione (per cortesia...)

POSTE E TELEFONI

(New Journalism - 1988)




Com'è confortante, per ogni cittadino italiano, avere a che fare con i servizi pubblici del sesto paese industrializzato del mondo. Metti, per esempio, il telefono. Trilla nelle ore più varie del giorno, magari mentre stai lavorando a un testo delicato, che richiede il massimo di concentrazione. “Pronto”, rispondi frettoloso. “Dottore”, cinguetta una voce femminile dall'altra parte, concitata: “credo sia arrivato il momento.” Il momento? Santo cielo, quale? Dottore sei, anche se soltanto in economia. Che abbiano ricostruito l'Irpinia? Che abbiano pareggiato il deficit pubblico? “Ehm”, rispondi interlocutorio. “Non parlo con il ginecologo Bianchi?” chiede la signora, perplessa. No. Assolutamente no. Mi dispiace.

Dev'essere molto bravo, il dottor Bianchi, ginecologo. Ha moltissime clienti. Sempre — giustamente — un po' concitate. Sempre in attesa del “momento”. Anche di notte, naturalmente. Ma anche di notte, chissà perché, poverette, impossibilitate a parlare con il loro ginecologo senza passare attraverso il tuo telefono. Né possono farlo, pare, seppure rigorosamente di giorno, i clienti dello studio notarile Gallavresi. Niente da fare. Devono prima parlare con te. Avvertire la Sip dell'inconveniente? Come si fa? Chi ha mai trovato un numero che non risponda con una voce registrata che prega di richiamare dopo quindici minuti?

Oppure, metti, la posta. Chissà per quale arcano motivo, da qualche mese le riviste cui sei abbonato non arrivano più, oppure in maniera estremamente casuale, quasi sbarazzina. Un settimanale su tre. Un mensile su due e mezzo. E gli altri? Carpiti da portalettere o portinai avidi di leggere e di farsi una cultura? Su riviste angloamericane specializzate in personal computer? Su svolazzanti e delicate pubblicazioni francesi di musica lirica e vocale? Patatì-et-patatà. Uhm.

E gli assegni che le aziende cui collabori assicurano di averti spedito (Milano-Milano) da quindici, venti, trentacinque giorni, che fine avranno fatto? In quale sacco di posta dimenticato in uno scantinato saranno andati a finire? Intanto, se i soldi non arrivano, come fai a onorare le tassative scadenze fiscali di fine anno? Ovvio: ti fai prestare i soldi.

Oppure, metti ancora, l'Inps. Dodici anni per “avviare” una pratica di riscatto del corso di laurea. E non è finita. “Tempi tecnici”, li chiamano. Tecnici?

Bisognerebbe provare a fare una cosa. Mandare lo stipendio ai ministri attraverso un sistema telefonico. Così riceverebbero quello di una maestra elementare, o di un postino, o di un manovale del pubblico impiego, a caso, come vogliono il destino e la Sip. Al presidente del consiglio e al ministro postelegrafonico, invece, lo si mandi attraverso le ineffabili poste. Così non lo riceveranno mai. Tanto, di risparmi in banca pare che ne abbiano.

Quanto alla pensione... Be', basta. Pietà. Siamo o non siamo il sesto paese del mondo?


© Mario Biondi

Per Sette, dicembre 1988 (non pubblicato, eh eh…)
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